“Le emozioni non si estinguono, al contrario si potenziano: con la comparsa della ragione le emozioni spesso si confliggono fra loro, e questo conflitto raggiunge il suo apice proprio nell’adolescenza.
Sappiamo che la “cura” non passa attraverso le parole ripetitive e stanche degli adulti che mal si adattano all’esperienza incerta dell’adolescenza agitata delle emozioni.
Esiste nell’adulto la disponibilità a dissotterrare questa esperienza di tumultuosa trasformazione giovanile?
Perché forse è proprio in questa disponibilità che si nasconde la chiave della comunicazione e la possibilità dell’educazione, qui intesa come argine che segue il percorso burrascoso del fiume delle emozioni, e non come diga che contiene ciò che non può che traboccare.
Non esistono gli adolescenti ma gli adolescenti in rapporto agli adulti, dove rapporto non significa confronto di posizioni, ma tentativo mai dismesso di capire ciò che nell’adolescente invoca la nostra disponibilità alla trasformazione.
Questa disponibilità, oltre che alla rigidità, si tiene lontana anche dalla seduzione e da quella presunzione di aver capito per il solo fatto di aver da più tempo vissuto.
Se non si dà “cura”, qui intesa come disponibilità dell’adulto a trasformarsi in presenza della tumultuosa emotività adolescenziale, allora anche il fiume in cui scorre la giovinezza conosce la sua deriva e il suo dilagare. I volti spariscono dietro le maschere, la via si fa devianza, il gesto crudeltà, il sogno incubo, la comunicazione impossibile.
Ciò che si approfondisce è solo la ferita i cui margini più non si chiudono, perché, nell’incontro fra adulto e adolescente, a suo tempo non si è voluto sperimentare cosa diventa una mano quando si pugno si apre.”
dal libro “Che tempesta! 50 emozioni raccontate ai ragazzi” di Umberto Galimberti